I 3 fattori dell’economia della condivisione in azienda

I 3 fattori dell’economia della condivisione in azienda

I 3 fattori dell’economia della condivisione in azienda

Facendo riferimento alle caratteristiche distintive della cosiddetta sharing economy, l’economia della condivisione (che deve gran parte del suo successo all’inventore di AirBnB, Brian Chesky) contempla 3 fattori:

  • uso comune di una risorsa;

  • fiducia vicendevole;

  • piattaforma digitale che faciliti gli scambi.

1. Le informazioni in azienda, patrimonio comune da condividere

Partiamo dal primo punto: l’uso comune delle risorse.

In un’organizzazione le informazioni sono una risorsa strategica, a patto però che vengano condivise al suo interno e impiegate efficacemente per il business. Nonostante le apparenze, in molte imprese questo non accade.

Se tutto va bene, la comunicazione si muove lungo binari o funzioni aziendali parallele: amministrazione; controllo di gestione; sistemi ICT; logistica; marketing; risorse umane, ecc. Ciascuna di queste funzioni segue una traiettoria comunicativa verticale, dal management verso i ruoli operativi. Con il risultato che, spesso, i dipendenti che afferiscono alle singole aree non condividono dati riguardanti il medesimo cliente o lo stesso progetto. È un’impostazione rigida, fondata sulla suddivisione per competenze standard in cui non entrano in gioco quelle soft skills che, invece, potrebbero fare la differenza con un approccio imprevisto o un punto di vista originale.

2. Fiducia come consegna delle chiavi di accesso alla conoscenza

La seconda indicazione, che ricaviamo dalla sharing economy, è quella della fiducia reciproca.

La condivisione delle informazioni, prima ancora di essere realizzata mediante strumenti digitali, deve trovare terreno fertile in un cambiamento di mentalità che interessi tutto il capitale umano dell’azienda.

Deve farsi strada un’idea collaborativa in base alla quale il patrimonio di conoscenza appartiene a ciascun dipendente, che ne è responsabile. Tanto che dal suo comportamento deriva l’affermazione o il fallimento dell’impresa la quale, nella persona del titolare o del management, deve far emergere come la fiducia accordata abbia anche la forma di consegna delle chiavi di ingresso a questo patrimonio di conoscenza.

Infatti, attingere alla ricchezza di informazioni dell’azienda è parte integrante di quel patto che lega le persone al datore di lavoro. Non a caso, nei contratti è spesso previsto un accordo di riservatezza e può prevedere vari livelli di accesso.

Condividere tale ricchezza fra i membri dell’organizzazione assume così il timbro dell’appartenenza ai comuni scopi aziendali che si traducono nel perseguimento della mission.

3. La condivisione possibile attraverso un sistema digitale integrato

Infine, la condivisione delle informazioni è resa possibile dall’integrazione di tools digitali che non si aggiungono alle dotazioni software già presenti in azienda, ma ne connettono funzioni e operatività. Laddove questo è accaduto, si è assistito a un risparmio di tempo e a un incremento di produttività derivante dalla velocizzazione dei processi e dalla “permeabilizzazione” dei compartimenti stagni in cui i dati rimangono parzialmente inutilizzati.

L’importanza dei 3 fattori dell’economia della condivisione in azienda

Come accennato all’inizio, a proposito dei binari paralleli su cui viaggiano le informazioni riferite alle singole aree d’azienda, il problema non è quello di avere un’infrastruttura informatica all’avanguardia, ma facilitare il passaggio di informazioni tra le varie funzioni e quindi far dialogare tutti i sistemi digitali tra di loro. Così da poter passare da un CRM a un archivio gestito in modalità cloud, senza dover incappare in strozzature che rallentino o impediscano la condivisione efficace delle informazioni.

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