Comunicazione, condivisione e welfare aziendale: quale connessione?
Comunicazione, condivisione e welfare aziendale: quale connessione?
Flessibilità, partecipazione e motivazione. Sono questi i 3 fattori che permettono la connessione tra comunicazione, condivisione e welfare aziendale.
L’importanza della comunicazione interna
La comunicazione aziendale viene spesso considerata nella sua funzione attrattiva rivolta verso l’esterno. In questa accezione rientrano concetti quali brand awareness, cioè la notorietà legata al marchio, o customer e stakeholder engagement, vale a dire il coinvolgimento che l’azienda riesce a realizzare nei confronti della clientela e dei soggetti che hanno un interesse a relazionarsi con essa. Rientrano fra questi anche i dipendenti e i collaboratori, motivo per il quale l’azione del comunicare non può limitarsi a esercitare una funzione proiettata al di fuori dell’organizzazione, ma deve essere multidirezionale.
La comunicazione interna, quindi, ha un rilievo pari a quella esterna. Solitamente, avviene in 3 modi:
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Top-down: dall’alto verso il basso;
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Bottom-up: dal basso verso l’alto;
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A rete.
Quest’ultima, a differenza delle altre 2, all’apparenza non si fonda su una gerarchia. Descrive i flussi informativi “alla pari” che si intrecciano nella relazione tra management, direzione e dipendenti. In realtà, poiché è impossibile che non esista una gerarchia anche comunicativa, la modalità a rete indica un sistema dinamico e flessibile attraverso cui viaggiano, o dovrebbero viaggiare, le informazioni in azienda.
Il digitale come cerniera della partecipazione dei dipendenti
Comunicazione interna e condivisione delle informazioni non sono sinonimi. La prima si riferisce alla capacità di interfacciarsi con i colleghi e con il management; la seconda, al trasferimento di dati e file nel contesto aziendale. Entrambe oggi possono essere potenziate dall’avvento massiccio del digitale, grazie a soluzioni tecnologiche sempre più snelle e, talvolta, a buon mercato: dal cloud agli smartphone, alle app di messaggistica. Con un’avvertenza, come ricorda Piero Dominici – docente universitario esperto di Comunicazione pubblica: “la digitalizzazione in quanto tale non rende migliore la connessione tra le persone”. Non bisogna cioè “cedere alla tentazione del determinismo tecnologico”, per usare le parole dello studioso. La tecnologia velocizza, e facilita, una dinamica partecipativa che nasce dal coinvolgimento dei dipendenti nella mission e si esprime in una comunicazione “a rete” e in una condivisione del patrimonio di conoscenza aziendale.
Welfare aziendale, flessibilità e motivazione
C’è un terzo elemento che sostiene e dà linfa al coinvolgimento partecipativo del capitale umano. Si tratta delle politiche di welfare aziendale che riguardano l’offerta di vari beni e servizi per i collaboratori: dai fondi previdenziali integrativi all’assistenza a parenti e familiari anziani o non autosufficienti, dai bonus per l’educazione dei figli alla promozione di attività sociali e ricreative, fino ai mutui e ai finanziamenti personalizzati. Sono all’origine sia della fase iniziale di attraction dell’organizzazione nei confronti dei nuovi talenti da “portare a bordo”, sia della retention delle risorse una volta assunte.
Ma, al di là dei prodotti specifici di welfare aziendale offerti, è l’idea di fondo ad attirare e trattenere le persone in azienda: un bilanciamento equilibrato tra vita privata e lavoro. In altre parole, una maggiore flessibilità. La stessa che una digitalizzazione intelligente di funzioni e processi – grazie alla quale per esempio è possibile lavorare anche da remoto con qualsiasi device – garantisce. Motivando così le persone, gratificandole e chiudendo il cerchio di una comunicazione e condivisione davvero efficaci e, di conseguenza, produttive.
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