Io sono io… e il mio contesto

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Io sono io… e il mio contesto

Io sono io… e il mio contesto

Un’informazione ha bisogno del suo contesto per essere compresa correttamente. Il contesto dovrebbe avere lo stesso valore che l’informazione ha in sé, anche se purtroppo nel digitale il contesto viene dimenticato il più delle volte. 

L’altro giorno ho ricevuto un messaggio di una mia amica che mi ha fatto preoccupare. Non capivo neanche cosa le fosse successo di preciso, ma parlava di una brutta caduta. Insomma, l’ho chiamata subito per capire cosa stesse succedendo. Lei ha iniziato a ridere e poi si è scusata per non avermi raccontato bene il contesto del suo messaggio. Non le era successo nulla di grave, anzi, il messaggio era riferito ad un passaggio relativo alla trama di un libro che sta scrivendo, e mi chiedeva consiglio su un dubbio.

“Te ne avrei parlato dopo, ma te l’ho anticipato”.

Ecco. Ma la frase -fuori contesto- era del tutto incomprensibile per me in quel momento.

Questo è soltanto un piccolo episodio successo pochi giorni fa che mi ha fatto ricordare che spiegare una situazione in sé è importante tanto quanto far capire il contesto della stessa.

Sicuramente tutti noi, in qualche momento della propria vita, abbiamo vissuto delle situazioni simili. Un malinteso che non sarebbe stato tale se fosse stato contestualizzato.

L’importanza della contestualizzazione

“Io sono io e la mia circostanza”, questa frase del filosofo spagnolo José Ortega y Gasset racchiude molto bene la forza dell’unione che lega un fatto con tutto ciò che lo circonda. Bisogna comprendere la circostanza (il contesto) e apprendere anche da quelle che la circondano. Infatti, la parola contèsto deriva dal latino contèxtus, derivato da con-tèxere: tessere insieme, intrecciare. Dare un senso alle cose legandole al suo insieme, alla realtà nella quale si trovano.

Questa contestualizzazione è necessaria in tutti gli ambiti comunicativi: bisogna essere certi che il messaggio che vogliamo dare arrivi con un senso compiuto al suo ricettore. Senza dimenticare l’ambito digitale che è, al giorno d’oggi, uno dei principali mezzi, soprattutto per le comunicazioni lavorative, dove un’informazione fuori contesto può far perdere tanto tempo e (forse) anche fatturato.

Contesto lavorativo

Pensiamo a tutte le email che si ricevono per lavoro. Facciamo l’esempio che si riceva una risposta composta da frasi brevi, secche, in risposta a una domanda precisa, e che per capire il perché di quella risposta sia necessario scartabellare tra le diverse email, le chat di diversi gruppi di lavoro, tra i documenti salvati nel desktop…

Si potrebbe correre il rischio così, non solo di perdere tempo prezioso nella ricerca, ma anche di dare valore a un’informazione istantanea senza ricordare che quella informazione, al di fuori del suo contesto, non ha alcun senso, alcun valore.

Ora pensiamo una situazione in cui tutti i messaggi, anche quelli brevi, i documenti, vengano direttamente condivisi nel proprio contesto. Un messaggio nel suo contesto. Così, con uno scorrimento veloce, è facile ricostruire il motivo per il quale è stato inviato quel messaggio, il perché e il suo obiettivo. Immaginando che tutto questo avvenga durante le 8 ore di lavoro, si può dedurre che tutto si capisce prima, si risparmia tempo e si lavora in modo più efficiente.

Questo è il modo di strutturare le informazioni dell’alveare digitale SweetHive, che è la piattaforma collaborativa alla base di BusinessRM. Un’evoluzione nella comunicazione, che è un passo in più nella comprensione dei messaggi perché viene dato al loro contesto lo stesso valore. Perché un’informazione è un’informazione e il suo contesto.

Non è possibile interpretare un atto comunicativo se non si conosce il contesto entro cui esso si produce: non solo non è possibile determinare i motivi e gli effetti della sua produzione, ma neppure cogliere il suo significato esplicito e suoi eventuali significati impliciti.
O. Ducrot

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