Si parla di nuovo dello smart working, di questa nuova modalità di lavoro che ci permette di guadagnare tempo e qualità di vita. A volte viene chiamato anche telelavoro. Ma… siamo sicuri di parlare della stessa cosa?

Il concetto di smart working ormai è entrato nella nostra quotidianità lavorativa, come prima lo erano la trasferta, una riunione aziendale o un pranzo tra colleghi. Ora i genitori, dopo aver lasciato i figli a scuola (per fortuna!), non vanno più di corsa in ufficio, ma si recano a casa per collegarsi ad una call o seguire gli impegni lavorativi da una caffetteria.

Si utilizza spesso anche il termine di telelavoro, o lavoro da remoto, come sinonimo dello smart working. Anche se entrambi i casi ci si riferiscono ad un lavoro svolto fuori dall’ufficio, non sono la stessa cosa. Vediamo le principali differenze.

Rimango a casa, sto telelavorando

Orari di entrata che, sono orari di inizio. Riunioni fisse, in videoconferenza, e reperibilità costante. Rispetto dell’orario. Ecco alcuni elementi che contraddistinguono il telelavoro.

La differenza con l’ufficio? La mancanza degli spostamenti e il luogo da cui si svolgono le attività lavorative.

In altre parole, con il telelavoro si seguono da casa le stesse “regole” che valgono per l’ufficio, dovendo così cercare di conciliare nel miglior modo possibile il tempo lavorativo mentre si è casa, con la vita privata. Il che non è sempre facile se si devono rispettare – ininterrottamente – le otto ore lavorative durante la giornata.

Dopo la call vado in palestra, sono in smart working

La giornata si organizza combinando il tempo per la vita privata e quella lavorativa. Questo è il vero significato del lavoro agile, che prevede un percorso di partecipazione e fiducia reciproca tra il datore di lavoro e i suoi collaboratori e per poter avere più libertà. Così, si riesce a conciliare il lavoro con la vita personale e non il contrario, in modo che i dipendenti siano capaci di organizzare il loro tempo dedicando quello necessario alle attività lavorative, e poter dedicare altrettanta attenzione alle attività di proprio interesse o necessità. Ci saranno sempre le call e la definizione di orari tale per cui deve essere garantita la reperibilità, anche per discutere con i colleghi gli avanzamenti dei progetti in corso. Ma qui, quello che realmente conta è il saper raggiungere gli obiettivi secondo i tempi prestabiliti.

In ufficio o da remoto?

Quest’anno, circa otto milioni di italiani si sono avvicinati a questo tipo di modalità di lavoro fuori dall’ufficio, senza essere “controllati”. Ma alla fine, quello che conta sono i fatti e, paradossalmente, da remoto è più evidente verificare qual è il contributo reale di ogni collaboratore, perché se uno non va avanti, rischia di fermare anche il lavoro degli altri.

Non sempre la presenza è sinonimo di produttività: bisogna ripensare le priorità e dare le giuste libertà e responsabilità a ciascun collaboratore. Bisogna contare su una squadra che, se ben motivata, saprà arrivare agli obiettivi indipendentemente da dove si trovi o a che ora lavori.

Gli strumenti per avere successo

Quello che è sicuro, è che in qualsiasi caso bisogna dotare i dipendenti degli strumenti che aiutino a raggiungere questi obiettivi aziendali, e a favorire la condivisione di idee e progetti tra i colleghi.

Per questo motivo, SweetHive è molto di più di una piattaforma collaborativa: è un modello di condivisione pensato per creare l’esperienza collaborativa più adatta ad ogni organizzazione. Un modo di condivisione veicolato dai contesti, in modo da avere tutto sotto controllo.

Con una soluzione adeguata ad ogni tipologia di organizzazione, si crea una working community che fa evolvere l’esperienza della collaborazione di tutti, ovunque si trovino.